Tra gialli e fumetti Disney, intervista a Emmanuele Baccinelli 

Giovane, energico, gran lavoratore, Emmanuele Baccinelli, classe 1988, astro nascente del fumetto Disney italiano, trova il tempo di rispondere a queste domande in uno dei sui pochi momenti liberi (''gli impegni lavorativi non mi hanno dato tregua'', ci spiega prontamente). Ne è scaturita un'interessante chiacchierata con uno dei maggiori disegnatori attualmente in forza a Topolino, sul quale ha esordito nel 2016 e in cui nell'ultimo biennio, complice anche l'assegnazione da parte della redazione di storie sempre di sempre maggiore caratura e il fatto di essere divenuto il copertinista ufficiale del nuovo Almanacco Topolino, si è affermato come uno dei più talentuosi fumettisti del settimanale, al punto da essere paragonato a Giovan Battista Carpi.

Dunque, Emmanuele, partiamo dall'inizio. Quali erano le lettere fumettistiche che prediligevi da bambino?

Ho imparato a leggere su Topolino, che è da sempre la mia lettura fumettistica preferita. Anni dopo ho iniziato a comprare e divorare tutte le altre testate con ristampe tematiche e approfondimenti sugli autori Disney italiani e stranieri, perché ero terribilmente affascinato da questo mondo e desideravo conoscere il più possibile i dietro le quinte dei fumetti che leggevo. Su tutte, adoravo ZIo Paperone e I Maestri Disney. Ricordo di aver scritto più di una lettera a “Zio Paperone Risponde” e ci ho messo parecchi anni a concludere la collezione cercando i vecchi numeri nei mercatini. Questo perché ho cominciato a comprare ZP quando era già nella serie bianca, e a 12 anni ebbi come regalo da parte dei miei genitori il volume Paperdinastia, con la Saga di Don Rosa. Per me è stata una folgorazione, e l’inizio di una passione vera, che spesso costringeva i miei a scarrozzarmi in giro per le fiere di fumetto per vedere gli autori dal vivo. Quella che frequentavo di più era Torino Comics, nella quale vidi Don Rosa nel 2002, quando avevo 12 anni ed ero nel pieno del mio invaghimento per Zio Paperone. Fuori dall’ambito Disneyano da bambino leggevo pochi altri fumetti, stranamente mi interessavano di più i libri gialli. Invece verso gli anni del Liceo ho cominciato a comprare e leggere di tutto, romanzi e fumetti franco-belgi, americani come Spiderman, e molti Bonellidi. In questo periodo ho letto anche i primi fumetti di Vittorio Giardino, che credo sia il fumettista che più amo, Gianni De Luca, e tanti altri. E grazie a un corso che ho frequentato, ho approfittato delle lezioni di storia del fumetto per allargare un po’ le mie letture, frequentando le fumetterie piemontesi.

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Quando è nata la tua passione per il disegno e quando hai capito che questa passione sarebbe potuta divenire un lavoro retribuito?

La passione per il disegno è nata prestissimo, alle elementari copiavo e disegnavo i personaggi Disney da Topolino, scarabocchiando dappertutto. Ho passato un bel periodo alle scuole medie perché c’erano tre o quattro miei compagni di classe che disegnavano tanto come me, e sembrava potesse essere una passione condivisa. Solo che nel giro di qualche mese gli altri abbandonarono velocemente il disegno per altri interessi, e il mio rimase un passatempo solitario. In quel periodo facevo storie assurde con protagonista Ace Ventura, i personaggi della Warner Bros, o dei detective terribili inventati da me, ma raramente finivo le storie, che ovviamente finivano nel cassetto. Durante il liceo, come dicevo prima, ho frequentato un corso serale di fumetto a Vercelli, tenuto da Daniele Statella, disegnatore di Sergio Bonelli Editore. Dopo il corso ho iniziato a collaborare con lui nella sua associazione Creative Comics e in contemporanea ho pubblicato con piccole case editrici. E’ stata una esperienza formativa perché ho lavorato a contatto con dei professionisti, cominciando a vedere come si facevano le cose in modo serio, in parecchi progetti editoriali. Direi che è da qui che ho cominciato a lavorare, e anche se non avevo idea che potesse diventare un lavoro vero e proprio, continuavo a farlo perché mi piaceva.

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Il tuo primo titolo disneyano, Paperinik e l'estate scomparsa, è stato pubblicato sul numero 36 di Paperinik Appgrade del 2015, mentre la prima per Topolino, intitolata Indiana Pipps e il richiamo dello spettacolo e sceneggiata da Bruno Sarda - creatore del personaggio - sul numero 3139 del 26 gennaio 2016). Che ricordi hai di queste due storie?

Le due storie che citi sono uscite per prime, ma come spesso capita non sono le prime che ho realizzato. Sicuramente fanno parte, con la prima (una breve storia con Paperoga di Augusto Macchetto), di un periodo che ormai a distanza di qualche anno ricordo con molto piacere, soprattutto per la trepidazione di debuttare sul settimanale che avevo sempre letto da ragazzino e che non avevo mai abbandonato. Di quei momenti ricordo soprattutto la grande emozione provocata dalla telefonata di Luana della redazione di Topolino che mi comunicava che ero stato selezionato al concorso per disegnatori, e i primi mesi del 2015 con il grande aiuto che ho ricevuto dalla redazione, e da disegnatori con grande esperienza come Stefano Intini, che mi hanno seguito nei primi passi disneyani.

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Quali sono gli strumenti che normalmente utilizzi per disegnare?

Attualmente per Topolino lavoro con una tavoletta grafica, una Cintiq della Wacom da 13 pollici, molto comoda anche per gli spostamenti, perché è piccola e portatile. Con questa tavoletta realizzo le matite, l’inchiostrazione digitale delle tavole e, in alcune occasioni, il colore o le mezzetinte. In passato ho lavorato alle storie anche su carta e con strumenti tradizionali e realizzo gli storyboard, gli studi e alcune copertine a mano. Prevalentemente uso il programma Clip Studio Paint, che trovo sia davvero comodo per i fumettisti. Mi piace però moltissimo dipingere con gli acquarelli, sempre soggetti disneyani, che ogni tanto metto su Instagram. 

Tralasciando un attimo il fumetto... Qual è il tuo genere letterario preferito? E l'ultimo libro che hai acquistato?

Sono un appassionato di gialli da molti anni, soprattutto quelli classici. L’inizio del ‘900 è stato un periodo veramente fertile per questo genere letterario che ha prodotto una serie lunghissima di giallisti fenomenali e intrecci veramente curiosi. Mi appassionano i cosiddetti “misteri della camera chiusa”, spesso davvero ingegnosi, in cui il delitto o il furto impossibile viene consumato in stanze blindate o luoghi apparentemente inaccessibili. Ne ho un buon numero qui sugli scaffali, sempre recuperati nei mercatini dell’usato. Oltre ai gialli mi piace anche il filone degli Indagatori dell’incubo, la produzione di Lovecraft e altri autori del fantastico, soprattutto quelli un po’ retrò. Oltre a questo leggo un po’ di tutto, soprattutto narrativa, anche se ultimamente ho ben poco tempo a disposizione. In ogni caso, l'ultimo libro che ho comprato è Zero Gravity, raccolta di racconti di Woody Allen

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Oltre che al disegno, hai mai pensato di curare anche la sceneggiatura della tue storie a fumetti?

Per ora no, anche se in futuro non escludo possa succedere di provare a scrivere qualcosa. Così, idealmente, potrei dire che forse le storie che amo di più sono le storie gialle di Silvano Mezzavilla, di Gottfredson o di MMMM. Forse tenterei di scrivere qualcosa con ambientazioni e atmosfere simili, pur sapendo che storie come quelle sono inarrivabili.

Sotto la direzione di Alex Bertani, si può tranquillamente asserire che tu sia divenuto uno dei disegnatori di punta di Topolino, e anche il tuo tratto è sostanzialmente migliorato. Quanto ha influito la presenza di un art director d'eccezione come Andrea Freccero?

Ti ringrazio per le belle parole, diciamo che dopo i primi anni di assestamento ho lentamente trovato una direzione più precisa da seguire nello stile di disegno, e sicuramente i consigli di Andrea sono stati di grandissimo aiuto. Ho sempre amato lo stile disneyano classico, nella gestione delle anatomie dei paperi e dei topi, stile in cui disegnatori come Giovan Battista Carpi e Andrea Freccero sono maestri. Detto questo, sento però di avere ancora moltissimo da imparare e da provare. Nel mio caso posso dire che il confronto con i colleghi è uno stimolo a migliorarsi costantemente, sia a distanza, con i colleghi che ammiro sulle pagine del Topo, che in modo più diretto con altri colleghi che negli anni sono diventati amici. Una cosa che mi piace è cercare di utilizzare una regia un minimo ricercata per quanto riguarda le inquadrature in modo da rendere più avvincente la narrazione, e far muovere i personaggi in ambientazioni più realistiche, per cercare di aumentare l’immersione nell’ ambiente durante la lettura. In questo idealmente mi influenzano moltissimo grandi classici come Tintin o Asterix, dove era facile trovare ambientazioni ricche e dettagliate ma sempre perfettamente leggibili. Ma senza esagerare, perché è un attimo sbagliare e creare architetture troppo rigide e fuori dallo stile Disney. 

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Nel 2021, inoltre, sei diventato il copertinista ufficiale del rinnovato Almanacco Topolino? Come è stato cimentarsi nel realizzare le cover di una così amata testata disneyana come l'Almanacco?

Disegnare le copertine dell’Almanacco è davvero un enorme piacere, perché si tratta di una testata gloriosa che ho amato parecchio anche da lettore, leggendo i numeri che erano in casa dei miei genitori. Posso dire che è abbastanza impegnativo trovare una immagine giusta per il tipo di pubblicazione, nel tono e nell’ impostazione. Da qualche tempo sto realizzando dei remake di copertine della serie classica della rivista, cosa anche questa stimolante perché offre l’opportunità di confrontarsi con copertine storiche provando a rielaborarle e mostrarle da un punto di vista leggermente diverso. Ho la fortuna di collaborare con Mario Perrotta, bravissimo colorista che sicuramente dà un grandissimo contributo ai disegni finiti.

Quest'anno hai disegnato un ciclo di storie di Marco Gervasio con protagonista Paperinik (l'ultima di queste è Paperino e la torre d'oro). Ti è piaciuto collaborare con uno sceneggiatore d'esperienza come Marco?

Sono veramente contento di collaborare con Marco e il suo progetto del Diabolico Vendicatore. Mi è piaciuto davvero molto disegnare le due storie di Paperinik che citi, in particolare in Paperinik, i giorni del disonore l’ambientazione della prigione mi ha molto ispirato, e mi ha dato l’opportunità di disegnare Paperinik in situazioni di estrema difficoltà, finale della storia compreso. Dal punto di vista del disegno é un piacere realizzare situazioni così dinamiche perché è possibile sfruttare al meglio la griglia della tavola, sperimentando un po’ rispetto a storie più classiche e pacate.

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Cosa dobbiamo aspettarci, in futuro?

Posso dire che per fine anno uscirà una altra storia scritta da Marco e disegnata da me, questa volta in una sola puntata, e di ambientazione invernale. Ho appena concluso i disegni e l’ho consegnata proprio in questi giorni. Per il resto sto facendo anche qualcosa per l’estero e ho da poco realizzato disegni redazionali, illustrazioni e qualche copertina per periodici Disney francesi, e alcuni di questi credo che usciranno nelle prossime settimane.

Che consigli daresti a un giovane che vorrebbe intraprendere la carriera di fumettista?

Dare dei consigli non è facile, perché ognuno ha il suo percorso, io ad esempio mi sono formato molto da autodidatta, però consiglio di frequentare scuole di fumetto, perché oggi ce ne sono tante ottime. Quando mi contattano ragazzi per avere delle dritte cerco sempre di consigliare loro di confrontarsi il più possibile con gli autori professionisti, nelle fiere o in altre occasioni, perché è un modo per crescere e capire come approcciarsi al fumetto in modo professionale, perché non basta saper disegnare bene. In ambito prettamente Disney, è fondamentale esercitarsi disegnando tantissimo i personaggi partendo dai modelli dei maestri, per apprendere lo standard Disney, che si può raggiungere solo copiando e disegnando tanto, come punto di partenza, prima di approcciarsi a tavole disegnate. Solo dopo si potranno iniziare a muovere i personaggi in modo autonomo e personale, ma ci va tanto allenamento.

Grazie, Leonardo, un grande saluto!

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Intervista a cura di Leonardo Saccoccio.


 

Ulteriori approfondimenti:

 Scheda autore: Baccinelli Emmanuele