Fractalia

Frammenti di Vincent Van Gogh

Danijel Zezelj

Eris edizioni

Vincent Van Gogh rappresenta un forte contrasto per l’Arte e la società dell’epoca in cui è vissuto (la fine dell’ottocento). Ancora oggi la sua vita e le sue opere sono il segno indelebile di un disagio inconciliabile che gli conferisce, paradossalmente, il valore artistico, umano e sociale che la nostra società (sempre in forte ritardo) riconosce ai suoi eroi. I suoi quadri sono venduti a cifre spaventose ma il pittore olandese in vita non ne ha venduto neppure uno. Le sue tele incominciano ad essere apprezzate dopo la sua morte per merito di un personaggio controverso: il dottor Paul Ferdinand Gachet1, sulla cui figura, soprattutto negli ultimi anni, si sono stese ombre e dubbi rispetto al declino e alla morte di Vincent (si veda a tal proposito l’articolo dedicato al libro “Van Gogh – Ipotesi di un delitto” di Armando Brignolo e Gino Vercelli, Daniele Piazza editore). Van Gogh era una persona intelligentissima, conosceva molte lingue, grande lettore e ricercatore, uomo dalla forte spiritualità (inizia la sua attività come predicatore protestante) e intelletto, eppure veniva considerato dai più come uno straccione, un fallito, un ubriacone mendicante. I suoi quadri rappresentano lo splendore della vita, la forza della natura, l'energia vibrante che scuote nel profondo l'essere umano. I suoi colori cantano la gioia di vivere, mentre il suo animo contemplava la morte, il buio dell'abisso. Le sue tele ritraggono, attraverso i pigmenti ad olio, la luce del sole, ma molti di essi oggi sono condannati al buio dei caveau di qualche banca a causa del loro strabiliante valore di mercato. Con i pennelli tesseva perfetti capolavori mentre il suo carattere recideva i rapporti con chi lo circondava (come successe ad Arles nel 1888 quando litigò con Paul Gauguin2; litigio al seguito del quale, pentendosi, Vincent si autopunì tagliandosi con un rasoio il lobo dell’orecchio). Viveva la vita pienamente, identificando la sua ricerca artistica con il motivo stesso della sua esistenza, per questo era considerato un pazzo e lui stesso decise di farsi internare nella clinica per malati mentali di Saint-Rémy de Provence.

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Contrasti. Per mezzo degli opposti il fumettista Danijel Zezelj sceglie di raccontare il pittore post-impressionista, attraverso la forza immaginifica delle vignette, sfruttando la potenza del suo stile ostile ed inconfondibile. Bianchi puri, abbaglianti, lenti, che emergono dal fondo della pagina, ci saltano agli occhi, materici e pittorici come il colore denso della tavolozza impressionista, spruzzati di getto per cancellare e riscrivere le forme, negare il disegno, lasciare che sia l'assenza a suggerire le forme, i pieni e i vuoti, la plasticità delle vignette, la calibrazione grafica sapientemente narrativa. Neri taglienti e penetranti come la pece, come i pozzi più profondi in cui si può rifugiare l'oscurità, macchie di china che scivolano e coprono di tenebra inglobando inesorabilmente ogni cosa. Segni che perdono il loro significato figurativo per acquisire un valore significante, astratto ma condensato, assolutamente denso di senso. Danijel decide raccontare Van Gogh senza tradire il suo stile, che nulla apparentemente deve al maestro post-impressionista. Zezelj non abdica dalla propria firma per scimmiottare quella di altri (per quanto importanti) ed è la scelta più giusta: dall'opera di Van Gogh nacque nel 1905 l'Espressionismo più nero e crudele, quello che soffriva dei contrasti sociali di inizio secolo, quello che si nutriva della materia logora e corrotta del malessere sociale, quello che precede lo scoppio della prima guerra mondiale. Una corrente espressionista a cui sicuramente molto deve lo stile di Zezelj3, uno dei più interessanti e avanguardistici artisti del fumetto contemporaneo. Il cerchio si chiude (questa volta senza contrasti).

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Ma i contrasti ritornano in ogni scelta narrativa di “Fractalia”. Ogni capitolo si apre con una lettera di Vincent Van Gogh, spedita da una delle città che abita temporaneamente nel suo triste peregrinare (di cui ci rimane un ricchissimo epistolario che ha permesso di conoscerne a fondo il pensiero, gli amori, le passioni). Ogni missiva descrive, attraverso la forza delle parole, serenità, luoghi di fiaba, amore, preghiera e spiritualità, gioia di vivere (come avrebbero detto Pierre-Auguste Renoir e Henri Matisse). Ma nelle tavole che seguono alle epistole di apertura la realtà descritta da Zezelj, senza l’utilizzo di parole che facciano da filtro, appare in tutta la sua cruda realtà: dura, angusta, a tratti horrorifica. Si parte dalla caliginosa Londra, nel luglio del 1873, dove delicate villette dai giardini composti e ordinati si contrappongono ai camini delle fabbriche e ai vicoli umidi fra i quali si nascondono crudeli assassini. Si passa con un balzo a Ramsgate nell'aprile del 1876, dove teneri ed innocenti bambini giocano sulla spiaggia mentre un terrifico spettro dalle sembianze di un pesce si alza possente e minaccioso dal fondo del mare come un mostro di Lovecraft4. Nella nativa Groot Zundert, nell'aprile del 1877, le pale di un vecchio e decrepito mulino diventano un crocefisso irto di spine sanguinanti. Zezelj non ne fa cenno, ma nel cimitero della cittadina in cui è nato, sulla tomba di famiglia, il giovane Vincent legge il suo nome. Non è lui ovviamente ad essere sepolto li, ma suo fratello nato un anno prima di lui e morto poco dopo il parto. In suo ricordo i genitori hanno deciso di battezzare il figliolo che arriverà dopo un anno, con lo stesso nome. Non è un contrasto forse trovare nel luogo dell’infanzia e degli affetti una traccia quasi premonitrice, così macabra?

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Il racconto a fumetti continua rapido e frenetico come il gesto di Zezelj: a Wasmes nell'aprile del 1879, il carbone brucia la terra e le case, gli uomini si trasformano in zombie allucinati. Cuesmes, giugno 1880. Vincent riflette sull’esistenza dell’uomo e si sente un uccello in gabbia. L’animale ha tutto ciò che può desiderare: acqua, cibo, tranquillità, sicurezza. Ma i suoi occhi guardano sempre, attraverso le sbarre, l’azzurro infinito del cielo. L’Aia, settembre 1883. Gli uccelli liberi possono volare e scrivere segni su quel foglio infinito. Vincent cerca di costruirsi i suoi legami, una vita stabile e solida, dei sentimenti, come ci consiglia la società, ma vede solo sbarre che lo bloccano in una terribile gabbia. Anversa, dicembre 1885. Nella consueta lettera che Vincent scrive al fratello Theo, il pittore parla del disegno di una ballerina del Café Chantant. Van Gogh fa dei riferimenti evidenti al realismo di Courbet5 e alle ballerine di Degas6. Ma Zezelj trasforma la realtà e la candida, per quanto triste, ballerina descritta da Vincent, diventa una prostituta disperata che il pittore ha raccattato per pochi soldi nei sobborghi del porto. Una disperata ragazza che fuggirà spaventata per i modi, ai suoi occhi assurdi, dell'artista. Tra le tavole di Zezelj si insinua la menzogna. Parigi, febbraio 1886. Vincent raggiunge il fratello Theo a Parigi, la capitale dell'arte. Qui conosce gli Impressionisti, Gauguin, Toulose-Lautrec7 e molti altri esponenti del rinnovamento artistico di quegli anni. Nuovi ed insperati orizzonti espressivi si aprono di fronte agli occhi di Van Gogh, che decide di sperimentare quella nuova idea di pittura trasferendosi nelle regioni assolate del sud della Francia. Arles, luglio 1888. Il vortice dei colori e della luce della pittura impressionista si trasfigura, attraverso i pennelli di Van Gogh, in una riflessione sulla morte. L'energia vitale che sembra sprigionare attraverso quelle forme concitate si trasforma in un binario che conduce, senza soste, verso l'inesorabile fine dell'essere umano. Nella “casa gialla” (costituita da due piccole stanze che Van Gogh cerca di abbellire con alcuni suoi capolavori come la “Camera”, i “Girasoli” e gli “Iris”), un'ideale nuova scuola di Barbizon8 che l'artista sogna di costituire ad Arles, arriva Gauguin. I forti caratteri dei due uomini non riescono a conciliarsi. In una sua lettera Vincent coglie il problema di fondo della ricerca dell'amico: “Gauguin è molto forte, molto creativo, ma proprio a causa di questo non trova pace. Riuscirà a trovarla altrove se non l’ha trovata qui? Attendo, con assoluta serenità, che prenda una decisione”. Come sappiamo il rapporto fra i due termina in maniera tragica. Ma sarà lo stesso Gauguin pochi anni dopo a riprendere l'argomento nel suo romanzo autobiografico “Noa-Noa9” sostenendo che è inutile continuare a viaggiare tra paesi lontani se ciò da cui si sta fuggendo è se stessi. Il segno di Zezelj, tagliente come il rasoio di Van Gogh, diventa sempre più astratto, sprofondando nell'intimità disturbata dell'artista olandese.

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Danijel Zezelj ha aggiunto un altro capolavoro alla sua bibliografia, raccontando la vita di uno dei più controversi pittori della fine dell'ottocento. Il mondo visionario di Zezelj è particolarissimo, unico, originale: espressivo; iconico; stracolmo di rimandi stilistici e di citazioni; un'esclusiva mistura di vignette dal taglio super-eroistico; una cura grafica eccelsa, immediatamente rotta dalla plasticità delle forme; la capacità di gestire il segno come solo grandi maestri sanno fare (Dino Battaglia, Sergio Toppi fra tutti).

Un nuovo capolavoro che si inserisce nella linea editoriale di Eris edizioni. Casa editrice che ha saputo scegliere un percorso originale e per nulla scontato su cui costruire il suo successo.

Articolo di Marco Feo

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Pubblicato per la prima volta da Editions Glénat © Editions Glénat 2020 by Danijel Zezelj. © Copyright 2020, Eris (Ass. cult. Eris) per l’edizione italiana. Eris (Ass. cult. Eris), Piazza Crispi 60, 10155 Torino

www.erisedizioni.org

Prima edizione Novembre 2020

ISBN 9788898644711


 Note:

1Paul-Ferdinand Gachet (Lilla, 30 luglio 1828 – Auvers-sur-Oise, 9 gennaio 1909) è stato un medico, collezionista d'arte e pittore francese.

2Paul Gauguin (Parigi, 7 giugno 1848 – Hiva Oa, 8 maggio 1903) pittore francese, considerato tra i maggiori interpreti del post-impressionismo, in sieme a Vincent Van Gogh e Paul Cézanne.

3Danijel Žeželj, è nato a Zagabria il 7 dicembre 1966. Nella sua carriera professionale si è occupato di fumetti, illustrazioni, animazioni e grafica. Sue opere sono state pubblicate negli Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Italia, Croazia, Grecia, Svezia, Brasile, Sudafrica, Argentina, Slovenia, Svizzera e Spagna. Tra le riviste e gli editori per cui ha lavorato figurano: The New York Times, Marvel Comics, Washington Chronicle, DC Comics, the San Francisco Guardian, Harper’s Magazine, Dark Horse, l’Espresso, Il Grifo, De Agostini, Image Comics, Dargaud, Editions Mosquito, Hazard Edizioni Eris Edizioni, Squadro Stamperia Galleria d'Arte ed molti altri.

4Howard Phillips Lovecraft, spesso citato come H.P. Lovecraft, nasce a Providence il 20 agosto 1890 e vi muore il 15 marzo 1937. Famoso scrittore noto per i suoi racconti horror. Insieme ad Edgar Allan Poe è considerato uno dei precursori della fantascienza angloamericana.

5Jean Désiré Gustave Courbet (Ornans, 10 giugno 1819 – La Tour-de-Peilz, 31 dicembre 1877) pittore francese, principale esponente del “realismo”.

6Hilaire German Edgar Degas (Parigi, 19 luglio 1834 – Parigi, 27 settembre 1917) pittore e scultore francese, esponente del gruppo degli Impressionisti.

7Henri-Marie-Raymond de Toulouse-Lautrec-Montfa (Albi, 24 novembre 1864 – Saint-André-du-Bois, 9 settembre 1901) pittore francese, originale interprete della pittura impressionista.

8La "scuola di Barbizon" fu un'esperienza artistica fondata da un gruppo di pittori paesaggisti del realismo collegata alla località di Barbizon in Francia, non lontana dalla foresta di Fontainebleau.

9“Noa Noa” [traduzione: profumata profumata], un «libro d'artista» dove sono raccolti testi autobiografici ed etnografici. A causa di alcuni disguidi editoriali Gauguin riuscì a pubblicare Noa Noa solo nel 1901.