Topolino e la casa dei dipinti che fingono

Soggetto, sceneggiatura e disegni di Casty

Su Topolino n.3361 in edicola il 22 apr 2020

Casty (all'anagrafe Andrea Castellan) è sicuramente uno dei migliori autori completi di casa Disney. Nelle sue storie riesce con disinvoltura e maestria a passare dal genere giallo a quello noir, dell'horror al thriller, dell'avventura più classica alla fantascienza, mantenendo sempre inalterato e fedele lo spirito della famiglia Disney che eredita dalla grande lezioni di Floyd Gottfredson e Romano Scarpa. Le sue storie sono traboccanti di citazioni colte o più popolari (sempre rielaborate in maniera personale), che spaziano dalla letteratura all'arte, dalla storia del fumetto ai cartoni animati anni ottanta, sapendo strizzare l'occhio al lettore più sgamato o divenendo semplicemente un arricchimento sostanziale della vicenda narrata. Spesso autore di testi e disegni, ha lavorato però anche a fianco di altri importanti artisti come ad esempio Massimo Bonfatti con il quale ha realizzato le magnifiche storie intitolate "Tutto questo accadrà ieri" e il sequel "Tutto questo accadde domani", nelle quali ha messo in opera un intricato ma perfetto congegno narrativo reso graficamente dal dettagliatissimo disegnatore di Cattivik e Leo Pulp.

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Solitamente Casty si dedica alle avventure del topo, del quale è sicuramente uno dei migliori interpreti. In "Topolino e la casa dei dipinti che fingono" l'autore compie un piccolo miracolo narrativo, sfruttando appieno le strutture narrative del fumetto, per dar vita ad un'avventura fortemente espressiva. Tutto parte in sordina con uno dei temi più classici della narrativa fumettistica italiana: Topolino e Pippo cercano una casetta per le vacanze in riva al lago, ma devono fare i conti con l'esiguità delle loro finanze. Il tema è stato più volte sfruttato sia in casa Disney che nelle pubblicazioni parallele che esistevano qualche decennio fa come Tiramolla, Braccio di Ferro o i mitici personaggi Bianconi. È questo uno dei sogni di sempre degli italiani, evidentemente ancora oggi particolarmente caro visto che sulle pagine di molti siti internet compaiono numerose le pubblicità di improbabili offerte immobiliari. La sfida di Casty sta proprio nel partire da un tema banale e ampiamente sfruttato, per costruirci attorno una storia originale e interessante. Pippo ha trovato un annuncio pubblicitario su un giornale nel quale viene offerta la vendita di un grazioso villino in riva al Rosega Lake (luogo turistico non lontano da Topolinia) per soli venti dollari. La mente razionale di Topolino legge immediatamente fra le righe un inghippo e il nome dell'agente immobiliare non fa che confermargli l'evidente intuizione: Charlando Tintorto ("Groan! Anche il nome è tutto un programma!" Commenta Topolino mentre l'amico Pippo già telefona per fissare un appuntamento.

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In queste due vignette Casty realizza un'operazione di meta-fumetto molto interessante, giocando con il lettore. È tipico nelle storie disneyane l'utilizzo di storpiature di nomi o addirittura di battesimi volutamente comici e allusivi. Il nome Charlando Tintorto, oltre ad essere una simpatica invenzione comica, nella tradizione narrativa di paperi e topi sarebbe stata utilizzata per suggerire al lettore una caratteristica del personaggio in questione. Casty non si limita a questo, svela il trucco narrativo, sfruttando la perspicacia tipica di Topolino e strizza in questo modo l'occhio al lettore, creando un senso di complicità. La gag funzionerebbe comunque anche se il fruitore della storia non conoscesse i personaggi disneyani (cosa per altro abbastanza improbabile).

Tanto razionale e con i piedi per terra è Topolino quanto irrazionale ed emotivo Pippo che finisce per comprare la casa. Dato che l'amico gli suggerisce che venti dollari sono troppo pochi per quella villa, Pippo accetta di comprarla per trenta. E così il contratto è firmato e Pippo si trova proprietario di una casa sulla spiaggia del lago che ricorda inevitabilmente, se non la tetra dimora di Psico, quella del film "Come un Uragano" con Richard Gere e Diane Lane, ma anche la Bodega Bay che Alfred Hitchcock scelse per girare il suo celebre film "Uccelli".

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A parte essere infestata da fastidiose cornacchie la dimora non sembra avere nulla di particolarmente pericoloso. Ma perché allora è stata venduta ad un prezzo così basso? Sono gli abitanti del piccolo borgo Rosega Town a indirizzare il nostro eroe verso la risoluzione del mistero: non sono le cornacchie o la casa ad essere un inconveniente ma i dipinti stranissimi e terribili rinchiusi a chiave in una delle stanze della dimora: lo studio del pittore Odoard Crunch, precedente proprietario dell'abitazione. Ovviamente il topo vuole saperne di più ed incomincia ad indagare scassinando la porta chiusa dello studio e scoprendo i quadri maledetti sulle cui tele compaiono figure e paesaggi pervasi di tristezza e profonda malinconia: "La ragazza dei miei sogni" una terribile Morticia spezzacuori della Famiglia Adams; il "Gian Sorriso" evidente riferimento al paese delle meraviglie descritto da Lewis Carroll, ma in chiave dark alla Tim Burton; file di ombrelloni chiusi che riportano alle nostalgiche spiagge felliniane; ombre nere con il cilindro per cappello immerse in uno spettrale picnic sui prati (riferimento al famoso quadro di Édouard Manet "Le Déjeuner sur l'herbe"). Il motivo di quei soggetti è lo stesso pittore a svelarlo attraverso le pagine del suo diario che Topolino trova fra pennelli e colori dello studio disordinato. Tutto ebbe inizio da una delusione d'amore: Odoard Crunch, scrisse fra le pagine del suo diario, fu lasciato dalla sua fidanzata che lo accusò di essere un sognatore e che non sarebbe mai divenuto famoso.

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Le pagine del diario inventato da Casty ricordano moltissimo le epistole che Vincent Van Gogh scriveva al fratello Theo, descrivendo i suoi dubbi e il suo scoramento per i continui insuccessi. Poi nel 1886 Van Gogh, sempre su consiglio del fratello, va a Parigi e vede l'ultima mostra degli Impressionisti (in seguito il gruppo si separerà): quadri dai colori sgargianti, saturi, accessi, che esprimono felicità ed allegria. La gioia di vivere della Belle Époque che si poteva respirare in quegli anni nella capitale francese. Come colpito da una visione, Van Gogh muta radicalmente il suo modo di dipingere, riempiendo di forme e colori vibranti di energia le sue tele. La stessa cosa accade a Crunch, il pittore di questa storia fumettistica: si trasferisce a Rosega e comincia a ritrovare l'ispirazione. Van Gogh invece si trasferisce ad Arles, nel sud della Francia, tra fiori e paesaggi stupendi, illuminati da un sole caldo. Ma c'è di più nelle pagine del diario di Crunch: "Inoltre, ho incontrato uno strano, vecchio stregone! Lui dice che può aiutarmi a …" cosa gli dice lo stregone il fumettista lo svela in alcune pagine successive, per mantenere la suspense della storia "posso far sì che la tua arte si impregnino davvero delle tue emozioni! Tieni, aggiungi questo olio magico ai tuoi colori!". L'olio magico è ovviamente uno stratagemma narrativo usato da Casty per strutturare la vicenda, ma il riferimento alla magia come forma di un sapere antico, nascosto e dimenticato, primitivo, non è casuale. È la ricerca di un simbolismo primitivo che sta facendo in quegli stessi anni di fine ottocento Paul Gauguin, prima fra le popolazioni più semplici della campagna normanna (a Pont-Aven per la precisione),  poi più lontano nelle isole polinesiane, dove l'artista trascorrerà gli ultimi suoi anni di vita. E non è un caso che Gauguin e Van Gogh abbiano trascorso del tempo insieme ad Arles, nel tentativo di organizzare una comune di artisti, sul modello dell'esperienza della Scuola di Barbizon. Purtroppo il sogno finirà per naufragare molto presto a causa delle incomprensioni fra i due artisti. Il riferimento ai riti magici primitivi come forma di ispirazione artistica potrebbero essere molteplici: dal ruolo degli sciamani per Vasilij Kandinskij (inventore dell'Astrattismo), a quello degli stregoni dei nativi americani per Jackson Pollock (inventore dell'Action painting).

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Van Gogh parte da un'esperienza artistica, già di per sé stessa dirompente come quella dell'Impressionismo, per trasformare il valore descrittivo (impressionistico appunto) in uno espressivo. Nelle tele del pittore olandese colori e pennellate non si soffermano a descrivere le forme dei fiori o di un paesaggio, fanno molto di più: partono da un dato oggettivo (ciò che vedono i nostri occhi) ma ci raccontano un dato emotivo (le sofferenze, le speranze, i sogni e il dolore di un uomo che non riusciva a trovare il suo posto nella società).

Allo stesso modo l'abilità narrativa di Casty risiede nel saper manipolare le forme basilari che costituiscono una storia (nello specifico una storia a fumetti della Disney), mescolandole sapientemente fra loro come farebbe uno stregone nel suo calderone magico, per trasformarle in una formula ogni volta nuova ma fortemente espressiva. In "Topolino e la casa dei dipinti che fingono" le canoniche strutture narrative del fumetto non si soffermano a descrivere ciò che vi è nelle vignette, fanno molto di più: si trasformano per esprimere i sogni, le aspirazioni e la gioia di un pittore malato d'amore. Perché in fondo di questo si tratta, di una tenera storia romantica, come capirà il lettore arrivando alla fine della lettura che qui, assolutamente non vogliamo svelare. I quadri di Crunch sono delle vere e proprie porte verso un universo pervaso di tristezza. Il colore di questi luoghi è grigio, ma non è solo una differenza fisica o percettiva, è prima di tutto un'espressione emotiva. I personaggi che rimandano al mondo meraviglioso di Alice diventano spaventosi e tristi. Il simbolo della regina di cuori diventa nero e spezzato e traccia un'inevitabile direzione verso Lady Elaine la terribile spezzacuori! Lo Scheletro strutturale su cui Casty disegna le vignette si connota in forme che suggeriscono dramma, dinamica, pathos. I personaggi, le ombre e addirittura la luna assumono forme taglienti come spine e schegge di vetro.

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Articolo di Marco Feo

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