Il Corriere dei Piccoli - Una supernova tra le riviste d’autore

Andrea Carta

Nicola Pesce editore

Il primo numero del «Corriere dei Piccoli» sbarcò ufficialmente nelle edicole italiane, allora molto diverse da quelle attuali, nel lontano dicembre del 1908. Vi rimarrà per quasi novant’anni, facendo sognare generazioni di bambini (tra cui chi scrive e probabilmente anche voi che leggete questo articolo). L’ultimo numero del famoso settimanale venne pubblicato nell’agosto del 1995. Non che vi siano dei collegamenti o delle motivazioni, ma erano quelli gli stessi mesi in cui nasceva online Lo Sciacallo Elettronico. Indipendentemente dalla nascita della prima rivista di fumetti su Internet era evidente che era morta un'era e ne nasceva un’altra.

La storia di quella colorata pubblicazione, traboccante di fantasia, è decisamente complessa. Nicola Carta, per Nicola Pesce editore, si prende oneri e onori nel redigere una dettagliata e precisa ricostruzione, nella bella pubblicazione intitolata “Il Corriere dei Piccoli - Una supernova tra le riviste d’autore”.

Il Corriere dei Piccoli 

L'autore analizza gli anni che intercorrono tra il 1961, quando fra le pagine del Corriere dei Piccoli iniziano ad essere pubblicati i fumetti, e il 1976 quando la testata diviene «Corrier Boy». Da puntuale studioso Andrea Carta definisce immediatamente gli strumenti della sua analisi, condotta con scrupolosa e meticolosa attenzione. I fumetti vengono suddivisi in "racconti brevissimi" (strisce come Lupo Alberto, Sturmtruppen e Olaf) o di una tavola (ad esempio Gastone). Solitamente questi racconti sono di genere umoristico.

Con "Storie brevi" vengono indicate quelle composte di 8 - 10 pagine, ma possono avere anche un numero di fogli maggiore o minore. Possono essere storie libere (ovvero senza la presenza di un personaggio fisso) oppure con character ricorrenti come Jack Mandolino di Jacovitti e Nick Carter di Bonvi.

I racconti medi (solitamente di 40 / 50 pagine) vedono i personaggi che arrivano dalla tradizione franco - belga (pubblicati oltralpe nei classici cartonati), come Michel Vaillant, Zorry Kid, Bernard Prince.

Infine venivano pubblicate a puntate le "Storie lunghe" ovvero quelle costituite di cento / trecento pagine.

Nel saggio edito da Nicola Pesce editore, meticolose schede riportano i dati di pubblicazione, compresi quelli dei racconti illustrati. Nella prefazione vengono anche indicati i personaggi che non sono stati presi in analisi perché apparsi una sola volta sulla testata: si tratta di personaggi magari anche famosi, come Topo Gigio, ma che devono la loro fama non alle pagine del Corriere dei Piccoli quanto al fatto di essere apparsi in altre soluzioni editoriali o in televisione.

La cronistoria proposta nella pubblicazione parte dal primo periodo, ovvero dal numero 45 del 1961 fino al numero 10 del 1968, in cui alla direzione vi era Guglielmo Zucconi. In questi anni il numero di pagine aumenta da ventiquattro a trentadue per dare più spazio ai fumetti, cessando la tradizione educativa per bambini e divenendo a tutti gli effetti una rivista di fumetti, con una particolare predilezione per quelli della scuola franco-belga.

A partire dal numero 52 del 1963 il direttore diventa Carlo Triberti che darà molta importanza ai testi scritti: i cosiddetti racconti illustrati. Dal numero 11 del 1968 al numero 3 del 1970 il Corriere dei Piccoli riduce il suo formato ma ne aumenta la foliazione. Le pagine arrivano infatti a cinquantadue. Si aggiungono alla scuderia dei personaggi più realistici. Questa crescita del linguaggio narrativo è evidenziata dalla nascita degli Albi Ardimento (giugno 1969) che inizialmente si limitano a pubblicare le storie più avventurose apparse sulla testata, ma successivamente ospiteranno anche materiale inedito.

Il Corriere dei Piccoli2

Dal numero 4 del 1970 al 52 del 1971 le pagine aumentano ancora raggiungendo i 68 fogli. Nel giugno del 1970 nascono gli Albi Sprint che pubblicano invece fumetti dal sapore umoristico.

Durante l’estate del 1970 viene indetto un referendum tra i lettori che sancirà il cambiamento del nome della testata in “Corriere dei Ragazzi”. Il primo numero partirà con il gennaio del 1971. Dopo aver riscosso un successo strepitoso, scomparve senza motivo apparente nel novembre del 1976. In realtà Il «Corriere dei Ragazzi» non è mai esistito se non a livello formale: quello che è successo è che la rivista chiamata «Corriere dei Piccoli» intraprese, a partire dal 1961, una serie di cambiamenti sempre più profondi, il più importante dei quali fu il cambio del nome nel gennaio del 1972, diventando appunto «Corriere dei Ragazzi».

Il cambiamento del nome della testata era un evidente riferimento ad un target più maturo. Infatti diminuirono i fumetti umoristici (sulla errata idea che questi fossero rivolti solo ad un pubblico di bambini) a favore di più spazio per i redazionali. Il disinteresse per il fumetto umoristico si evidenziò anche con la dismissione degli albi Sprint. Venne però creata una nuova rivista rivolta alla fascia di età più giovane con nuovi personaggi pensati appositamente per il pubblico più piccolo. Questa testata erediterà il nome di Corriere dei Piccoli e rimarrà in vita fino al 1995. Si trattava di una rivista completamente diversa dalla precedente, nata nel gennaio 1972 al solo scopo di mantenere in vita il vecchio nome, e forse limitare la perdita di lettori conseguente alla trasformazione in «Corriere dei Ragazzi».

Dal numero 7 del 1974 al numero 20 dell’anno successivo le pagine aumenteranno ancora a ottantaquattro, riducendo leggermente il formato e abolendo le storie a puntate.Tutti i personaggi della Bandes dessinées scomparvero a favore di quelli prodotti da autori del bel paese. Con il numero 10 del 1975 al direttore Francesconi succedette Alfredo Barberis. Dal numero 21 del 1975 al 45 del 1976 la rivista si trasforma in un vero e proprio tascabile, compensando il cambiamento di formato con l’aumento delle pagine a cento. I fumetti vengono stampati in bianco e nero e molto psazio viene concesso ai redazionali che ormai occupano più pagine di quelle dedicate alle vignette. Tornano però le storie a puntate e qualche personaggio d’oltralpe.

Con il numero 43 del 1976 direttore diventa Raffaele D’Argenzio e con il numero 46 la testata modifica nuovamente il suo nome in “Corrier Boy” (Corrier Boy serie Music), probabilmente per cercare di catturare il pubblico giovanile di testate come “Intrepido”. Ma il nome muterà nuovamente nel dicembre del 1984 in “Boy music” per poi spirare miseramente.

Percorsa la storia redazionale della testata il secondo capitolo del libro è dedicato ai fumetti e ai racconti di autori italiani come Luigi Ugolini, Gianni Rodari, Giana Anguissola  e Pavia, Mino Milani (in particolare come non ricordare il Dottor Oss splendidamente illustrato da Grazia Nidasio).

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Il primo Corriere dei Piccoli diretto da Mosca presentava fumetti in versi con personaggi come Mio Mao, Capitan Cocoricò, il Signor Bonaventura e Sor Pampurio. Dal numero 6 del 1961, con la direzione di Zucconi, arrivano forti cambiamenti: sul numero 11 viene pubblicato l’adattamento del romanzo “Il piccolo re” (testi di Mario Faustinelli e disegni di Dino Battaglia). Con il numero 13 iniziano ad apparire personaggi che caratterizzeranno la rivista come Carletto Sprint e Violante. Con il numero 31 ecco i personaggi francesi come Mignolino e Clorofilla a cui si affiancheranno Spirù (nel numero 62), Poldino Spaccaferro (nel 63), la Combricola e i Puffi (n.64), Lucky Luke (n.65). Anche grandi artisti italiani iniziano la loro collaborazione con la rivista: Milani / Selva; Dino Battaglia (Selena, La Freccia Nera, Ivan Hoe, Cinque su Marte); Hugo Pratt (L’Ombra, Anna nella giungla, L’isola del tesoro, Il ragazzo rapito, Le avventure di Fanfula); Aldo di Gennaro (Fortebraccio); Mario Uggeri e molti altri.

Con il sessantotto arrivano Michel Vaillant, Bernard Prince.Luc Orient, Ric Roland. Sono questi anni particolarmente felici per la rivista, i dati di vendita ci dicono che nel 1966 il Corriere dei Piccoli supera le 273.000 copie vendute. Negli anni settanta si mantiene sulle 250.000.

Tra i collaboratori fissi della testata entra Benito Jacovitti (Zorry Kid, Cocco Bill, Jak Mandolino, Tarallino, Cip e Gallina); Alfredo Castelli (Zio Boris, Bobo il magnifico, Gli Aristocratici, L’Ombra). All’inizio degli anni settanta vengono pubblicati personaggi storici del fumetto come Blueberry, Comanche, Sammy, Strapuntino. Arrivano anche altri grandi autori come: Alberto Breccia (I quattro delle Pleiadi, Squadra speciale); Hermann (Comanche); Beck (Sammy); Hugo pratt (Corto Maltese, Sergente Kirk); Giménez (Dany Futuro); Moliterni (Bob Crockett); Trillo (Squadra speciale); Bonvi (Nick Carter, Sturmtruppen, Jolly Flipper); Luciano Bottaro (Re di Picche, I Postorici); Silver (Lupo Alberto, Cattivik ereditato da Bonvi); Micheluzzi (Johnny Focus).

Dal 1974 vediamo i fumetti di Carnevali (La contea di Colbrino) e Cavazzano (Altai e Jonson). Purtroppo però, a parte l’arrivo di questi nomi importanti per la storia di vignette e balloons, la rivista inizia ormai il suo declino fino alla chiusura che dicevamo prima.

Chiude il libro il capitolo 3 in cui sono presenti tre fondamentali interviste a Mino Milani (uno degli autori che più di ogni altro ha caratterizzato con i suoi racconti e le sue sceneggiature le pagine del Corrierino), Alfredo Castelli (che iniziò proprio dalla redazione del Corriere dei Piccoli la sua lunga e ricca carriera editoriale) e Sauro Pennacchioli, direttore negli anni ‘90 dell’Intrepido.

Articolo di Marco Feo

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