"JUMBO" di Palumbo

Autore: Giuseppe Palumbo

L'esperimento editoriale che sembra riscuotere più successo in questo momento, o comunque uno dei pochi praticabili, è sicuramente l'albetto all'americana di 20/32 pagine, magari in tiratura limitata per il circuito distributivo delle librerie specializzate. Alle ultime fiere diverse iniziative, anche ad opera di giovani esordienti, utilizzavano questa formula per presentare la miniserie o il numero zero.

Aveva iniziato la Comic Art con la collana Legend che conteneva Sin City ed Hellboy. E' il formato dei super-eroi italiani di Braintrust o quello di Super Strunz. E' la scelta di Gabriel e quella della Phoenix (Sharky, Examen, San Pietro, Rumori, ecc...) Un formato che riesce a mantenere i costi di produzione (e quindi anche di vendita) bassi, e così proporre cose interessanti come "Jumbo" di Palumbo. Sicuramente una delle scoperte del fumetto italiano, il prolifico Palumbo riesce a destreggiare la sua tecnica mirabolante tra il genere popolare e il fumetto più sperimentale. Da Frigidaire a Cyborgh, da Martin Myster alle copertine della Marvel, dalle miniserie della Phoenix al mercato giapponese. Il suo cassetto nasconde mille progetti, innumerevoli avventure, che instancabile riuscirà a raccontarci con il suo inimitabile segno. Un segno allungato, vibrante, dinamico, descrittivo al parossismo, oppure estremamente grafico e sintetico. Il segno libero, del gioco dell'artista, che contempla il puro piacere della sperimentazione, del divertimento, che sa reinventarsi ogni giorno. Così come ogni giorno ricomincia di nuovo la pena del "protagonista" (ma in realtà non esiste un protagonista, se non lo stesso autore) della miniserie Jumbo: Sisifo. Padre naturale d'Ulisse, la figura atavica spinge un pesantissimo macigno sulla cima di un monte, ma inevitabilmente, ogni volta, il peso schiacciante lo travolge e deve ricominciare da capo. Attraverso questa metafora il disegnatore ci porta nel limbo sperduto delle sue storie. Giardini paradisiaci, mondi mitologici di poesia e musica, ma solcati da un vento sferzante, impietoso, tagliente, che incide nelle pietre le crepe dell'esistenza. Qui le cose accadono di lato. L'unico mezzo di deambulazione possibile è costituito da lunghissimi bastoni. I sensi non servono, Sisifo è bendato. Ma tanto a che serve vedere, tutto si ripete con atona ritmicità. Si ama, si vive, si possiede e si muore. Tutto ha la durata di un giorno. All'alba nasce un figlio che morirà al tramonto, e noi non potremo che buttarne le ceneri da un pendio scosceso, ripido, su cui domina il masso che ci rispingerà giù di sotto, per ricominciare. In tutto questo un attimo di nulla è come un balsamo per sognare. Ma i sogni, anch'essi, non sono altro che storie che accadono di lato, hanno la durata di un giorno, forse meno, poi tutto ricomincia uguale e monotono.

articolo di Feo Marco

 

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 Scheda autore:  Palumbo Giuseppe

 


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