Giancarlo Berardi

Fin dai primi anni settanta, in copia con il disegnatore Ivo Milazzo (suo compagno di scuola e poi disegnatore di molte sue sceneggiature), Giancarlo Berardi incomincia a pubblicare storie a fumetti sulle riviste Horror e Linus.

In quei primi anni di carriera scrive anche in forma anonima storie per Tarzan, Topolino e Gatto Silvestro. Nel 1971 scrive alcuni soggetti per Diabolik. Nel 1973 consegue la Laurea in Lingue Straniere (presentando una tesi sulla "Sociologia del romanzo poliziesco") al Magistero di Genova e decide di dedicarsi completamente al fumetto. L'anno successivo vede la luce la prima storia di Ken Parker (il primo episodio, era nato in origine per comparire all'interno della antologica Collana Rodeo) ispirato a Jeremiah Johnson il protagonista del film "Corvo rosso non avrai il mio scalpo" (1972) interpretato da Robert Redford di Sydney Pollack. Visto il favore con cui il pubblico aveva accolto il personaggio, Sergio Bonelli approva il progetto per una nuova serie a fumetti che partirà nel 1977, ideata da Berardi su disegni di Ivo Milazzo (a cui si aggiungeranno in seguito diversi altri disegnatori). E' una serie rivoluzionaria, sia per le tematiche affrontate che per le modalità narrative scelte, tanto da essere considerato ancora oggi come uno dei capolavori del fumetto italiano. La serie avrà una vita travagliata, vedendo parecchi editori. In questa prima avventura editoriale di 59 numeri, sulla guida di Berardi, scriveranno le sceneggiature anche Alfredo Castelli, Tiziano Sclavi, Maurizio Mantero. I disegnatori che si dedicheranno alle tavole, oltre a Milazzo, saranno Giorgio Trevisan, Renzo Calegari, Giancarlo Alessandrini, Carlo Ambrosini, Bruno Marraffa, Giovanni Cianti, Sergio Tarquinio e Renato Polese. La testata chiuderà nel Maggio 1984.

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Nel 1976 con l'amico di sempre, pubblica sul Giornalino, la serie di sei episodi "Tiki" in cui parla amaramente del genocidio degli indios dell'Amazzonia.

Nel 1980 per Sergio Bonelli editore, scrive il volume "L'uomo delle Filippine" pubblicato nella collana "Un uomo un'avventura", con i disegni e colori ad acquerello di Milazzo.

A partire dal 1982 sulla rivista "Orient Express" (rivista antologica edita dall'Isola Trovata di Luigi Bernardi) pubblica una serie di brevi racconti, tutti illustrati da Milazzo (Una strana coppia sul n.2, Dov'e' Laura sul n.3, Vecchio Frac sul n.14, Jane, sweet Jane sul n.21 e L'ultimo samurai sul n.22) e riprende anche la serie "Welcome to Springville", scrivendo per i disegni di Calegari.  Sempre su Orient Express, e sempre in coppia con Milazzo, crea "Marvin il detective", protagonista di una lunga avventura di 48 tavole "Il caso di Marion Colman". Sul n.20 di Orient Express (che nel frattempo è diventato di proprietà dell'editore Bonelli) viene così pubblicato un nuovo racconto di Ken Parker, a colori e senza parole, "Cuccioli". Quasi contemporaneamente viene inaugurata una collana di brossurati (sul modello degli albi francesi) che ristampa le prime avventure di Ken, rimontate e colorate, alternandole alla riproposta degli episodi di "Welcome to Springville" ed altri racconti western di P. Eleuteri Serpieri. Sul n.23 di Orient Express viene pubblicata la prima puntata della nuova avventura a largo respiro di Ken Parker, "Un principe per Norma", disegnata, oltre che da Milazzo, anche da Trevisan, che si concluderà nel n.29, dopo ben 7 puntate e 124 tavole totali.

Dopo la chiusura di Orient Express avvenuta con il numero trenta, Ken Parker traslocca sulle pagine di Comic Art di Rinaldo Traini, dove sono pubblicati altri tre episodi muti: "La luna delle magnolie in fiore", "Soleado" e "Pallide Ombre" che insieme a Cuccioli, andranno poi a costituire il volume Il respiro ed il sogno e altre due lunghe avventure a puntate, Dove muoiono i titani e Un alito di ghiaccio. La collaborazione di Berardi si estende anche a L'Eternauta sulle cui pagine vengono pubblicate le riduzioni di alcuni racconti di Sherlock Holmes, per i disegni di Trevisan. Sempre per Comic Art, Berardi riprende il personaggio di Tommy Steele, per dar vita alla miniserie Tom's Bar (quattro episodi) e crea la serie di Giuli Bai & Co.. Sulla rivista vengono anche pubblicati i primi tre episodi, Come quella volta del prosciutto nel n.59, Un ricco paio di stivaloni nel n.66 e A tutto gas nel n.67.

Nel 1989 insieme a Milazzo, fonda la Parker Editore e da il via alla ristampa di tutti gli episodi di Ken nel loro formato originario. La collana, denominata Serie Oro, si concluderà nell'agosto del 1994 dopo 62 numeri: gli ultimi tre volumi ripropongono, in b/n e in formato ridotto, le storie apparse a puntate su rivista. Nel 1992 Con un numero zero, uscito nel marzo del 1992, la casa editrice presenta l'antologico Ken Parker Magazine, in un formato (19,5 x 26cm) proponendo nuove avventure di Ken assieme a saggi attinenti gli argomenti del fumetto ed eventualmente altri racconti, non esclusivamente legati al nome di Berardi e Milazzo. Per i testi, Berardi ritorna ad avvalersi della collaborazione di Maurizio Mantero e del nuovo acquisto Valerio Rontini, mentre per i disegni, Milazzo riunisce attorno a se un gruppo di giovani collaboratori (Giuseppe Barbati, Pasquale Frisenda, Massimo Bertolotti, Laura Zuccheri). Nel 1994 la rivista viene rilevata da Sergio Bonelli editore.

Nello stesso tempo Berardi ritorna a collaborare con la Sergio Bonelli editore scrivendo sceneggiature per Nick Raider e Tex. Crea poi la serie di Julia. La caratterizzazione dei personaggi è affidata al disegnatore Luca Vannini.

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 La scrittura di Giancarlo Berardi

Per capire il metodo di scrittura molto cinematografico analizziamo questa sequenza scritta da Giancarlo Berardi (da “Ken Parker speciale” n.1 Sergio Bonelli editore) e disegnata da Pasquale Frisenda e Laura Zuccheri.

La pagina iniziale della storia è strutturata nelle classiche sei vignette della “gabbia bonelliana”. Tutta la tavola a fumetti è composta con la precisione di un quadro costruttivista. Nella prima vignetta viene inquadrato il particolare di un occhio: siamo tanto vicini che quasi non distinguiamo l’animale a cui appartiene. E’ una macchia, un gioco compositivo. Nella seconda vignetta e in quelle successive, allontanandoci con uno zoom all’indietro, vediamo un pellicano che plana placido e tranquillo nelle acque limacciose del fiume sottostante. Il volatile con il suo volo descrive un cerchio quasi perfetto e, nell’ultima vignetta, si butta a capofitto verso l’acqua. La storia inizia con questa sequenza muta a volo d’uccello, che, senza temere per il pesante paragone, potrebbe ricordarci un’altra classica ed importante apertura, quella che recita così: “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno...”.
La seconda pagina del fumetto si apre con tre vignette in sequenza, attraversate diagonalmente dal pellicano che si getta in acqua. La composizione in diagonale da sinistra verso destra (quindi seguendo il senso di lettura) e dall’alto verso il basso, unita alle tre vignette esattamente identiche, se non per la posizione dell’uccello, caratterizzano il tempo in maniera fortemente dinamica.
Vignetta successiva: controcampo, particolare dell’occhio di un coccodrillo, contrapposto all’occhio del pellicano con cui era iniziata la sequenza. Di nuovo controcampo e soggettiva del coccodrillo: il pellicano esce dall’acqua con un grosso pesce nel becco, la sua preda. Ma il predatore diventa preda e, nel riquadro che segue, vediamo il coccodrillo tuffarsi in acqua. Conclude la pagina la vignetta scontornata del pellicano che si gusta il suo pasto.

Il ritmo diventa sempre più concitato raggiungendo nella terza pagina il suo apice. E’ la capacità narrativa, attuata attraverso il montaggio, di trainare il pathos della sequenza. L’inquadratura si apre sotto la superficie dell’acqua: il coccodrillo si avvicina verso di noi, nuotando. Soggettiva del coccodrillo, sempre sott’acqua, vediamo le zampe del pellicano che nuota, galleggiando sulla superficie. Seguono tre vignette in sequenza, di nuovo un collegamento a quelle della pagina precedente per perfezionare il cerchio narrativo. La bocca del coccodrillo cerca di afferrare il pennuto; sale, in diagonale opposta rispetto a quella di prima, da sinistra verso destra e verso l’alto; il pellicano vola via, si salva per un soffio! Penultima vignetta il rettile guarda, a bocca vuota, la sua preda che si allontana in volo... Ma all’improvviso, da fuori campo, un suono, una sirena che preannuncia l’arrivo di un ben più temibile predatore.
La pagina 4 si apre con un volo di fenicotteri che fuggono, mentre in lontananza avanza un battello. Il coccodrillo non aveva spaventato gli abitanti del fiume, l’uomo li costringe alla fuga. Vignetta 3, il compasso perfetto della sequenza muta, si rompe con l’arrivo dell’essere umano. Sovrasta la vignetta la scritta onomatopeica del rumore del battello. L’uomo alla guida dell’imbarcazione, commenta: “Odio tutti gli animali, anche quelli con le piume”.
Nella pagina seguente, uno dei soldati che si trovano sul battello, spara ai fenicotteri. E’ solo un gioco, un divertimento. La vignetta è scontornata, come quella di pagina 2. Ma il pellicano si nutre, caccia per sopravvivere, l’uomo uccide per passare il tempo. Il fenicottero è colpito e cade nell’acqua del fiume. Il soldato non lo raccoglie neppure, sarà il coccodrillo ad averlo in pasto. 
La sequenza si chiude con il commento sarcastico del vecchio marinaio: “A me fa schifo un’altro genere di animali!... Senza piume!”.

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