Come deve fatturare l'autore di fumetti?
In questo breve articolo cerchiamo di fornire qualche chiarimento ai novelli fumettisti per quanto riguarda gli aspetti di fatturazione. Speriamo di essere di aiuto per avviare nel modo migliore l’attività professionale.
Una volta fatto un lavoro (per una ditta non per un privato) il professionista deve compilare una ricevuta che è un riassunto di quanto gli dev'essere dato e di quanto il cliente gli deve versare come tasse. Ad esempio per un lavoro chiede 100 euro. Di queste 100 euro il cliente gliene darà solo 80 perchè il 20% (nel caso del nostro esempio 20 euro) le versa come tasse. Tecnicamente si chiama “ritenuta d'acconto”. Sulla ricevuta che il professionista deve compilare va incollata una marca da bollo di 2 euro, ma solo se l’importo supera i 70 euro.
Una volta all'anno (solitamente intorno ad aprile) le ditte inviano ai loro vari fornitori (quindi anche al nostro disegnatore) una ricevuta in cui dichiarano quanto hanno versato per lui come tasse nell'anno precedente.
L'autore, quando farà la sua dichiarazione dei redditi, inserirà queste ricevute oltre alle parcelle di ritenuta d'acconto descritte prima. Se l’autore è molto giovane ed è ancora a carico dei suoi genitori, questi ultimi possono inserire nella loro dichiarazione dei redditi quelle ricevute, sempre insieme alle parcelle di ritenuta d'acconto.
A questo punto la cosa diventa un poco complicata. In base all'età e al fatturato ci sono modalità e percentuali differenti da versare. In questo caso conviene sentire un commercialista per farsi dare le indicazioni più aggiornate su una materia (quella fiscale) che continua a mutare. All’inizio però, fino a che il fatturato è basso, non serve ancora un commercialista per tenere la contabilità, basta organizzarsi un attimo. Anche perché un commercialista rischia di costare più di quello che il nostro disegnatore guadagna.
Non è necessario un libretto per fare le ricevute, si può fare la certificazione con un semplice modello di excel (lo alleghiamo in calce a questo articolo).
Diverso è il caso in cui si realizza un lavoro per clienti privati i quali, non avendo un ufficio contabile, non possono versare le tasse. Si opta allora per un'ulteriore formula (in questo caso può essere utile avere un libretto, soprattutto se si realizzano tante piccole ricevute di importi bassi). Ad esempio chi fa i ritratti o le caricature per strada o alle fiere. La modalità cambia quindi se si lavora per ditte, case editrici o privati.
La ritenuta d’acconto può essere fatta fino ad un ammontare annuo di 5.000 euro, soglia oltre la quale bisogna emettere fattura. Per conteggiare questo tetto di 5.000 euro si considerano i lavori professionali ma non quelli per i quali vige il diritto d'autore. Se il professionista realizza un'illustrazione per un'industria, vendendo la sua illustrazione, ha eseguito un'operazione professionale e quindi rilascia una ritenuta d'acconto (come abbiamo detto fino a 5.000 euro) o una fattura superata la soglia dei 5.000 euro.
Se invece l’illustrazione è per una casa editrice che, ad esempio, vende un libro con quelle immagini, in questo caso il lavoro rientra nei diritti d'autore. La percentuale di tasse dovute varia in questo caso e non si devono conteggiare nei 5.000 euro di soglia. Non c'è limite di incasso per il diritto d'autore.
La maggior parte dei fumettisti lavorano principalmente con la formula del diritto d'autore (tutti quelli della Bonelli o della Disney ad esempio). Hanno il vantaggio di pagare meno tasse ma non versano nulla per l'INPS. Il che vuol dire che non hanno diritto ad una pensione se non alla minima sociale. È bene quindi ricorrere ad un'assicurazione contributiva privata.