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Bauhaus Killer

Nathan Never n. 54 "Bauhaus Killer".

Novembre 1995

Soggetto e sceneggiatura di Stefano Piani e Alberto Ostini

Disegni di Roberto De Angelis

E' sulle pagine stampate in bianco e nero dell'eroe tenebroso del futuro che ha preso forma di vignette nel novembre del 1995 una bellissima riflessione sull'Arte, scritta magistralmente da Stefano Piani e Alberto Ostini e dipinta da una delle firme più rappresentative dell'agente speciale Alfa, e non solo: Roberto De Angelis. Un misterioso killer, a cui i giornalisti hanno affibbiato il nome di “Bauhaus Killer”, citando la scuola fondata nel 1919 in Germania da Walter Gropius, sta uccidendo i più famosi artisti della città. Contemporaneamente un pirata informatico, particolarmente abile e scaltro, riesce a superare le difese del Metropolitan museum, infiltrarsi nel mega-computer che controlla la sicurezza della collezione di pregiate opere del passato e bruciare una delle tavole ad olio qui conservate: la celebre "Madonna con il cardellino" di Raffaello. Il grave misfatto mette sotto scacco il museo: il Direttore della galleria mantiene il silenzio stampa per paura che i suoi finanziatori, intimoriti dalla possibilità che le opere non siano al sicuro, ritirino il loro preziosissimo appoggio economico, e chiede aiuto all'agenzia Alfa. Il pirata informatico ha chiesto un alto riscatto, minacciando di bruciare tutte le altre inestimabili opere d’arte conservate preziosamente nella galleria, ora sotto il suo controllo telematico. Vengono incaricati della delicata missione Nathan Never e Sigmund Baginov.

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Sfogliando le pagine del fumetto il giallo si complica, la trama costruita abilmente dai due narratori, diventa sempre più interessante, le due tracce di partenza (quelle relative all’assassino e all’hacker) incomincino a ramificarsi e ad intrecciarsi sempre di più fra loro sapendo tenerci con il fiato sospeso fino alla fine della lettura. Oltre ad essere una delle più belle storie della serie, con un tipico finale intriso di quella tipica poesia e tristezza che caratterizza il personaggio, l'episodio è anche una riuscita riflessione sul mondo dell'arte di oggi e di ieri (e probabilmente del futuro). Trascinati nelle avvincenti sequenze dell'albo, ci si trova a riflettere sul mutamento dell'arte negli ultimi secoli e sul suo ruolo che essa ha assunto nell'attuale società del consumismo.

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L'Arte ha sempre rappresentato il desiderio dell'uomo di concretizzare in una forma (pittura, scultura, architettura, ecc...) il concetto estetico di bellezza e di armonia. E’ sempre stato il tentativo da parte dell’essere umano di ricercare un ideale di perfezione a cui ispirarsi. Forse per trovare nella metafora una speranza di vita. I greci chiamavano questo tentativo mimesi: non una copia fedele della realtà che ci circonda quanto piuttosto una sintesi della bellezza che risiede, almeno in parte, in ogni oggetto o essere vivente. Oggi questo ideale di bellezza nell’Arte si è perduto, ci suggeriscono, attraverso i personaggi del loro fumetto, Piani e Ostini. Il ruolo invadente di critica, speculatori e giornalisti amplificano l'azione artistica per creare spettacolo e su questo fare businnes. Non importa più il valore morale, etico e ideale dell’Arte ma soltanto il suo peso economico. A tutto ciò si oppone il sentimento solitario e creativo dell'autore che in questa cieca e sorda perversione non si ritrova.

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Nel fumetto ci sono moltissimi rimandi ad autori e movimenti artistici del passato che hanno trasformato le modalità espressive dell’arte moderna. Fra gli spazi delle vignette ecco il problema dell'originale e delle copie (siano queste realizzate da un abile falsario o dichiaratamemte realizzate dall'artista). Problema affrontato da Walter Benjamin nel suo celebre testo "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica (1)" e abilmente sviluppato da artisti del calibro di Claude Monet (le celebri serie dedicate alla "Cattedrale di Rouen", ai "Pioppi", ai "Covoni" oppure alle più tarde “Ninfee”. L'artista impressionista seduto su un balcone che si affacciava davanti alla cattedrale di Rouen, era del tutto disinteressato al soggetto, cercava piuttosto un modo per spostare l'attenzione dal tema del quadro al modo di dipingere un quadro. Con le sue trenta tele rappresentanti la luce che mutava con il passare delle ore sulla facciata della chiesa gotica, stava trasformando il mondo dell’arte. Nella seconda metà del novecento Andy Warhol utilizzava la riproduzione seriale (con opere come le celebri Marilyn Monroe o le lattine della zuppa Campbell’s) per rappresentare la società consumistica che l’autore della Pop Art vede svilupparsi attorno a se. Non ne fa una critica, ne fa parte.

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Bauhaus Killer è un ottimo esempio di come, anche in un fumetto seriale e popolare, si possa fare una riflessione su temi importanti, strizzando l’occhio ai grandi della cultura artistica, senza per questo venir meno al ruolo di intrattenimento e divertimento.

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Copyright Sergio Bonelli editore.

Nota:

1) Walter Benjamin, L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, traduzione di Enrico Filippini, prefazione di Cesare Cases, Torino, Giulio Einaudi editore, 2000 [1955 (posth.)], ISBN 88-06-15443-5.